TIZIANA MAZZAGLIA, Storia di un precariato in-fame, romanzo. Da stampare e pubblicare.
Un romanzo che scaturisce da esperienze reali rielaborate dalla fantasia dell’autore. Nomi e riferimenti sono del tutto casuali. Come sosteneva Stendhal “Il romanzo è uno specchio che percorre le strade”. In questo romanzo le strade riflesse sono le non-strade percosse per anni da insegnanti precari, costretti ad una vita di sacrifici sospesi nel continuo dubbio. L’autrice trae spunto da quanto proclamato i primi del 1900 dai Futuristi e attualizza gli stessi concetti: “ Noi vogliamo cantare l’amor per la cultura, l’abitudine all’insicurezza e alla precarietà. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. (…) Noi vogliamo esaltare il percorso inaudito, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.” Un romanzo in cui si leggono tra le righe rimandi letterari, da Manzoni a Kafka a Marinetti. Una storia presente e passata, una “difficoltà del vivere” che da sempre condisce l’esistenza umana.
Dalla Prefazione dell’autrice:
«Scopo di questo romanzo è rendere onore a vite sacrificate nel raggiungimento di un lavoro che dovrebbe essere un diritto. (Art.1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro“). Sull’esempio del “grido” storico per eccellenza, ovvero, il Manifesto dei futurismo, con una tecnica Manzoniana, narrerò storie tra il vero e il fantasioso, dando veridicità storica attraverso un documento, il “Manifesto del Precariatismo“, in una sorta di dialogo confessione, attraverso cui diversi personaggi narrano le loro esperienze e vissuti. Storie di vita che se non ricordate dalla letteratura sarebbero nell’oblio eterno. I vari capitoli prendono il nome di “incontri”, perché si strutturano sull’esperienza del dialogo e nella condivisione delle proprie sventure , ma che, in realtà vogliono essere incontri con un lettore capace di compiangere, apprezzare e ricordare vite sacrificate e ancora, incontri con un lettore capace di dedicare il suo tempo alla lettura di pagine, in cui, tra le righe respirano personaggi vittime della nostra società. Ogni capitolo offre esempi di situazioni in cui s’imbattono professori precari in servizio presso Istituti d’ istruzione secondaria di secondo grado Statali e mostrano aspetti sconosciuti a molti. I protagonisti non hanno un nome, ma alcuni di loro sono identificati solo attraverso un’iniziale puntata, perché la precarietà ha tolto loto anche la dignità, sulla scia del personaggio Kafkiano, il sign. K. Accanto all’iniziale compare un numero ad indicare la posizione in graduatoria, perché i precari non sono altro che numeri a volte utili a volte di troppo! Questo libro vuole, anche, essere una sorta di buon auspicio, nella speranza di poter conoscere tempi migliori e di vedere il buon esito promesso dalla provvida sventura, di cui tanto parla il Manzoni. L’immagine scelta per la copertina di questo libro offre la visione di un punto focale posto ai margini, fuori pista rispetto la corsia, a simboleggiare il ruolo del precario nella società in cui viviamo».